martedì 11 luglio 2017

Recensione di "Il tempo dell'attesa" ∼ La saga dei Cazalet

BuonGiorno Lettori!
Oggi vi parlo del secondo capitolo della saga dei Cazalet dal titolo Il tempo dell'attesa. Inizialmente i romanzi di Jane Howard sono stati malevolmente etichettati come rosa, adatti esclusivamente alle donne, senza arte né parte. Solamene negli ultimi anni, la scrittrice ottiene il riconoscimento che merita, scalando giorno dopo giorno le classifiche librose”. Un grande successo a cui non potevo tirarmi indietro!

Il tempo dell’attesa
Elizabeth Jane Howard
Pubblicato da Fazi Editore, 2016.

È il settembre del 1939, le calde giornate scandite da scorribande e lauti pasti in famiglia sono finite e l’ombra della guerra è sopraggiunta a addensare nubi sulle vite dei Cazalet. A Home Place, le finestre sono oscurate e il cibo inizia a scarseggiare, in lontananza si sentono gli spari e il cielo non è mai vuoto, nemmeno quando c’è il sole. Ognuno cerca di allontanare i cattivi pensieri, ma quando cala il silenzio è difficile non farsi sopraffare dalle proprie paure.
A riprendere le fila del racconto sono le tre ragazze: Louise insegue il sogno della recitazione a Londra; Clary sogna qualcuno di cui innamorarsi e si cimenta nella scrittura; infine Polly, ancora in cerca della sua vocazione, soffre la reclusione domestica e teme il futuro, troppo giovane e troppo vecchia per qualsiasi cosa. Insieme a loro, fra tradimenti, segreti, nascite e lutti inaspettati, l’intera famiglia vive in un clima di sospensione mentre attende che la vita torni a essere quella di prima, in quest’indimenticabile ritratto dell’Inghilterra di quegli anni.


Il secondo capitolo dei Cazalet si apre un anno dopo la fine di Gli anni della leggerezza: siamo nel 1939, la Polonia è stata invasa dai tedeschi e ormai tutti sono consapevoli dell’imminente guerra. Bisogna attendere solo l’annuncio ufficiale.
Fu il Generale, il nonno, a muoversi per primo. Stette a guardarlo mentre, senza aprire bocca, si alzava lentamente, restava un attimo fermo in piedi e posava una mano tremante sulla spalliera della poltrona, passandosi l’altra sugli occhi velati. Poi attraversò la stanza e baciò uno alla volta i due figli più grandi: Hugh, il padre di Polly, e zio Edward. Si aspettava che baciasse anche zio Rupe, ma non lo fece. Non lo aveva mai visto baciare un altro uomo, e questo del resto sembrava più un atto di contrizione che di congedo. Per ciò che avevano sopportato nella guerra precedente, pensò Polly, e per il fatto che non era servita a niente.
Attraverso gli occhi, le convinzioni e le sensazioni di Polly, primogenita di Hugh, viviamo questo momento di calma apparente, la classica “quiete prima della tempesta”. È particolare la scelta di questo narratore, ma dobbiamo abituarci, perchè sarà una sorta di Leit Motiv dell’intero romanzo. La differenza sostanziale con il primo romanzo riguardo proprio i narratori: se Gli anni della leggerezza ci aveva deliziato con una sorta di narratore corale, dove ogni sottocapitolo avevo un proprio stile e caratterizzazione tipico del personaggio, in questo caso invece, il racconto è guidato soprattutto dalle ragazze più grandi Polly, Louise e Clary, mentre solamente tre capitoli ritrovano la dinamicità e la varietà di ogni singolo abitante di Home Place.
Albero Genealogico
Non ho apprezzato molto questa scelta: credo che la forza del romanzo fosse la poliedricità e la varietà di personaggi. Era interessante e divertente notare come ogni personaggio sentiva e interiorizzava un determinato evento in un modo del tutto diverso da qualsiasi altro e inevitabilmente questa bella dinamicità viene leggermente meno.


Edizione Pan, 2011
Ma nulla è perduto! Conosciamo molto meglio e più da vicino le tre ragazze: Louise assaggia un po' di indipendenza e libertà che una famiglia così grande e unita come quella dei Cazalet, difficilmente può lasciare. La ragazza è determinata e sicura che il suo sogno di diventare attrice sia quello giusto e, nei capitoli che Jane Howard le dedica, tocchiamo con mano quanto sia difficile ma allo stesso appagante realizzarlo. Louise si trasferisce in una Londra dove un paio di pantaloni non è così scandaloso come potrebbe sembrare alla madre Villy o alla Duchessa e dove ci si può lasciare andare ai primi amori. L’inebriante sensazione di essere ormai una donna adulta si fa sempre più largo, ma qualche demone del passato, la buona ma esigente famiglia dell’amica Stella e le difficoltà della quotidianità in tempo di guerra si tramutano, qualche volta, nella nostalgia di casa tipicamente puerile.

L’amicizia e l’affetto tra Polly e Clary si consolida sempre di più: le due ragazze sono ormai inseparabili e cercano di sostenersi a vicenda in ogni situazione. Polly risente del conflitto che la maggior parte delle adolescenti hanno con le madri, ma lamenta soprattutto lincapacità di eccellere in qualcosa. Inconsapevolmente matura e attenta alle esigenze degli altri nonostante l’età, teme di non riuscire a trovare la propria strada: questa preoccupazione si aggiunge al carico di tensione che il conflitto mondiale porta con sé.

Anche Clary è una ragazzina matura per la sua età. La vita con lei è stata un po' ingiusta: cerca di colmare la perdita della madre, aiutando il più possibile il padre Rupert. È una figlia molto amata, ma spesso diventa mamma per il fratello Neville, sempre pronto a fare scherzi e piccoli disastri per attirare le attenzioni del padre e della famiglia; è confidente e spesso rivale di Zoë, la moglie di Rupert che non ha accettato completamente la famiglia allargata di cui fa parte. Insomma è una ragazzina a cui viene chiesto tanto, forse troppo, ma che ritrova la spensieratezza dell’infanzia, quando può esercitare la vena da scrittrice. Ma la creatività viene meno, quando l’amato padre parte per la guerra: da quel momento si dedica solamente alla stesura di lettere da recapitargli.
«Prenditi cura di Nev», aveva detto a Clary l’indomani mattina. «Ieri sera continuava a dire che adesso non ha più nessuno e io gli ho detto che invece ha te». Sembrava così stanco e abbattuto che Clary non se l’era sentita di confessargli quanto la sua partenza addolorasse anche lei, né di certo poteva dirgli: «E io? chi si prenderà cura di me?», o una frase altrettanto egoista, perché sapeva che certe forme d’amore lo sfinivano; così aveva fatto buon viso a cattivo gioco e aveva detto: «Si, lo farò».
Nonostante le tre ragazze siano personalità molto diverse tra loro, sono accomunate dalla voglia di diventare grandi e di conoscere i segreti che gli adulti celano; dal desiderio di conquistare le proprie libertà, il proprio posto nel mondo.


Elizabeth Jane Howard
Questi capitoli al femminile sono alternati dalla visione d’insieme della famiglia: Hugh e Sybil continuano a rappresentare la coppia meglio riuscita della famiglia, senza troppi segreti e infedeltà che caratterizzano il matrimonio di Edward e Villy; Rachel riesce a ritagliarsi qualche momento in più per sé stessa, ma per Sid non è ancora sufficiente, scoprendosi ancora più gelosa e forse un po' stanca della situazione. La Duchessa, le prozie e i domestici regalano sorrisi che stemperano i toni cupi della guerra, della malattia e di una telefonata inaspettata. Nuovi personaggi animano il mondo “cazaletiano”: non possono non soggiornare per un periodo a Home Place. Perché in fondo, anche questa residenza di campagna è un componente della famiglia, è il fulcro stesso della famiglia, mostrando le proprie caratteristiche a volte paradisiache, a tratti infernali.

Nonostante tutto, questo secondo capitolo mi è piaciuto: la trama, con le sue vicende e complicazioni, mi ha coinvolto più del precedente volume; lo stile di Jane Howard riconferma i miei giudizi esclusivamente positivi, perché descrive fatti del tutto quotidiani e in apparenza banali con una tale facilità e profondità non è da tutti. I suoi scritti sono fotografie di un’epoca e come tali rendono immediati consuetudini e filosofie di pensiero che gli anni hanno lasciato alle spalle e mai torneranno. Alla fine del romanzo, nonostante tutte le incomprensioni, i non detti e i tentativi di ridimensionare il proprio ego in favore della comunità, si sente l’inspiegabile voglia di condivisione e di far parte di una famiglia numerosa, accogliente e particolare nella sua ordinarietà, come quella dei Cazalet.

Arrivata a questo punto, è difficile interrompere la lettura della saga: anche se un po' a fatica, mi sono affezionata a questi personaggi. Ho sorriso, vissuto e atteso con loro: non posso non continuare la lettura del terzo volume, intitolato Confusione. La mia curiosità cresce ancora di più, già dal titolo...
Voi avete letto il romanzo? Vi è piaciuto?
Fatemi sapere!


Se ti piacciono le mie recensioni e vuoi rimanere sempre aggiornato/a
diventa LETTORE FISSO del Blog
(pulsante blu "segui"sulla destra)

2 commenti:

  1. Ciao!
    Approfitto di questo post per commentare sul tuo blog, che mi riserva sempre bei consigli.
    Ho letto da poco "Gli anni della leggerezza" e ho già recuperato i due successivi volumi, approfittando degli sconti offerti dalla Fazi in prossimità dell'uscita del quarto; mi è piaciuto molto, ma per il momento ho deciso di centellinare la lettura, per paura di rimanere in crisi di astinenza in attesa dell'ultimo volume! Magari inizierò "Il tempo dell'attesa" tra 1-2 mesi, sempre se riuscirò a resistere!.
    Complimenti per il blog e a presto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Hana,
      Sto continuando la lettura perché sono davvero curiosa, anche se non ho pensato a come farò ad aspettare l'uscita dell'ultimo volume della saga! Provo ad informarmi sulla data di pubblicazione. Nel caso, provvederò ad informarti/vi!
      Sono contenta che il blog sia di tuo interesse e ti ringrazio per il commento.
      Alla prossima :)

      Elimina